Quante emozioni scatena un esame, un’interrogazione, una prova in cui siamo valutati sulle competenze acquisite. Per quanto ci siamo preparati subentra un senso di insicurezza e di inadeguatezza che spesso riduce la prestazione, lasciandoci insoddisfatti e delusi.
Altri invece non solo sentono questa tensione, ma subentra in loro un vero e proprio blocco del pensiero, associato ad ansia e sintomi spesso molto fastidiosi.
Questa condizione può portare, se protratta, a un rendimento scolastico inadeguato o a un vero e proprio fallimento, con bocciature, e nel lungo periodo abbandono della scuola. I giovani ad un certo punto non riescono più a distinguere tra scarsa motivazione e blocco dell’apprendimento, tutto si confonde in un disagio sempre più marcato e spesso inconfessabile.
Uno dei grandi problemi della nostra società è la competizione sempre più accentuata, che implica ovviamente l’implicita proibizione ad esternare le proprie emozioni negative come la paura, l’insicurezza, il panico, il senso di inadeguatezza.
Queste “debolezze” sono inconfessabili, soprattutto nei ragazzi dell’età della pre-adolescenza e dell’adolescenza, per la paura della stigmatizzazione e del rifiuto del gruppo, così importante a questa età. Per questo motivo vengono mascherate o rinnegate spesso anche a loro stessi. Disconoscendo tali difficoltà, tuttavia, si crea innanzi tutto una conversione di tali paure in sintomi come mal di pancia, mal di stomaco, mal di testa, foruncolosi ecc, che allontanano il ragazzo dalle vere cause del problema, e da una possibile soluzione.
Alla base spesso si individua una severità parentale o una distanza che impedisce la confidenza e l’intimità con i propri figli. Le aspettative molto elevate e il forte investimento sul significato del voto vanno a discapito del reale senso della scuola, che ha una valenza educativa, di crescita personale, sociale e di accrescimento delle proprie competenze, in vista dell’individuazione delle proprie propensioni e dei propri talenti per un futuro inserimento della società lavorativa.
Siccome il pensiero creativo può esprimersi soltanto in un’atmosfera serena e spontanea, ecco crearsi una situazione nella quale lo studio si limita ad apprendimento nozionistico e poco personale, che tende a uniformare il ragazzo che perde il contatto con le sue vere qualità: rinnega la sua peculiarità.
Durante l’età scolare i ragazzi sono molto plastici e con molta facilità e con una minima quantità di energia riescono a tornare alla loro sicurezza ed a riconoscersi riprendendo la propria via.
In ambito psicologico ad esempio con tecniche rapide, che permettono di andare a cogliere le reali cause alla base del malessere, in poco tempo i ragazzi comprendono ciò che sta loro accadendo, ricontattando forza, entusiasmo e motivazione all’apprendimento.