Una paziente partecipa a un meeting con degli amici e colleghi, tra gli amici una in particolare si comporta in modo molto egocentrico mettendola in ridicolo e zittendola più volte durante i suoi tentativi di intervento.
Sente che l’amica la infastidisce come se volesse imbavagliarla, prevaricarla, usarla per mettersi in luce, non ascoltarla. Le chiedo chi nella sua vita in passato l’ha fatta sentire così e senza riflettere mi riporta come sua madre fosse simile nel comportamento. La faccio risalire ad un ricordo nel quale questa esperienza è stata particolarmente frustrante e descrive un ricordo di una zoccolata in testa datale dalla madre per farla stare zitta quando aveva pochi anni. La sente come un’esperienza di qualcuno che le stringono la gola e come un pugno nel petto che le toglie il respiro.
Lavorando con le frasi sente un nodo alla gola che si trasforma in prurito alle mani, l’energia comincia a scorrere attraverso le braccia.
visualizza ancora come un ragno/ombrello senza telo sulla testa nero, il blocco comincia ad uscire da lei. Ora procedendo con il lavoro comincia a visualizzare un sole nero che scoppia in basso, simbolizza la rabbia verso la madre con cui ha avuto un rapporto molto negativo e conflittuale.
Le faccio rivedere la scena dell’amica nel meeting e sente come un’ondata che la investe. Facendo le frasi emerge nella sua immaginazione un volto di una donna bella e bruna con dei fiori addosso. Un archetipo di un femminile giovane e dolce. Visualizza poi un sole giallo che sta sorgendo da un monte scuro con dei bellissimi raggi, un sole caldo che brilla. Emerge in lei il giallo: prendo il mio posto nel mondo, il sole: calore e disponibilità, poter essere vista e in vista, cosa per lei molto bloccata nell’infanzia. Emerge poi l’immagine di un vecchietto con un cappuccio sulla testa che guarda verso l’alto con occhi dolci. La paziente ha l’eremita in una posizione importante ed ecco che ha potutto riconnetterlo.
Si sente leggera e tranquilla e se le chiedo di ripensare all’amica sente distacco, non la riguarda il suo comportamento, è un problema dell’altra.
Questo è il risultato del lavoro di logosintesi, al termine non c’è più emozione verso il fatto o i protagonisti dell’esperienza fatta.